I sintomi dell’infiammazione da zuccheri

Il Glyco Test analizza la percentuale di albumina glicata (AG) e i livelli di metilgliossale (MGO) presenti nell’organismo, due analiti assolutamente non convenzionali, innovativi e di forte impatto scientifico, attualmente misurati in pochissimi laboratori di eccellenza che stiamo rendendo facilmente fruibili alla popolazione attraverso una metodica di prelievo facile e veloce. 

Attraverso il Glyco Test vengono anche analizzate alcune varianti genetiche correlate al metabolismo che segnalano l’eventuale predisposizione a patologie come diabete, obesità e steatosi epatica

La misurazione di questi due indicatori fornisce indicazioni precise sulla personale condizione infiammatoria legata agli zuccheri e sul rapporto alimentare con tutti gli zuccheri, anche con quelli “nascosti”, tra cui fruttosio e altre molecole metabolizzate in modo analogo, come alcol e polioli.

Attraverso il Glyco Test è possibile fotografare in modo semplice ed efficace il proprio rapporto con gli zuccheri e poterlo così correggere nel caso emergano eccessi o situazioni che meritano un riequilibrio.

Il Glyco Test prevede una rilevante personalizzazione, infatti, rispetto ai dati genetici e ai livelli di MGO e AG evidenziati, fornisce almeno 84 diversi tipi di profilazioni e soluzioni nutrizionali e nutraceutiche applicabili.

Si tratta di indicazioni che purtroppo non possono essere valutate dalla glicemia a digiuno e dall’emoglobina glicata, come è stato confermato sin dal 2019 dalle più importanti riviste diabetologiche internazionali. 

In presenza di valori alterati di albumina glicata e di metilgliossale, che identificano picchi ematici di glucosio, fruttosio, alcol e polioli, è importante identificare correttamente le possibili cause alimentari e mettere in atto fin da subito gli specifici interventi nutrizionali. 

La causa principale di questa alterazione è sempre determinata dal consumo individualmente  eccessivo di zuccheri semplici, alcol, dolcificanti, carboidrati raffinati, bibite gassate, frutta e confetture o marmellate anche “senza zucchero”.

In moltissimi casi il rilievo della presenza di questi valori dipende dalla sproporzione relativa tra proteine, carboidrati e fibre all’interno del singolo pasto o spuntino.

Persone morigerate e attente, che assicurano di non mangiare o introdurre zuccheri semplici ma che a pranzo mangino riso integrale con verdure e una minima quota di proteine, con un po’ di frutta aggiunta (apparentemente un piatto sano) si trovano individualmente a sviluppare livelli elevati di glicemia e di picchi zuccherini dovuti semplicemente, in questo esempio, alla sproporzione tra carboidrati complessi pur sanissimi e il bilanciamento proteico di quel singolo pasto.

Il Glyco Test fornisce la possibilità di valutare i “danni da zuccheri” molto prima che il diabete compaia, anche in apparenti condizioni di normalità.

Attraverso questo test è possibile “fotografare” in modo semplice ed efficace la situazione individuale e il rapporto esistente con gli zuccheri per poterla eventualmente “revisionare” anche con l’aiuto di un nutrizionista di fiducia (o attraverso il supporto dei nostri nutrizionisti esperti in infiammazione da cib,o aderendo al servizio di NutriCoach). 

Il Glyco Test prevede una rilevante personalizzazione, infatti, rispetto ai dati genetici e ai livelli di MGO e AG evidenziati, fornisce almeno 84 diversi tipi di profilazioni e soluzioni nutrizionali e nutraceutiche applicabili. E ognuna di esse, in un contesto medico, può ulteriormente essere resa ancora più adatta al singolo caso. 

Qui di seguito possiamo sintetizzare nuovamente le possibilità di intervento che è possibile mettere in atto immediatamente per modularne i valori:

  • Seguire un’alimentazione che preveda l’utilizzo di carboidrati a basso indice glicemico sempre correttamente bilanciati con un adeguato apporto di grassi buoni e proteine (rispettose del fabbisogno di ciascuno e corrispondenti ad almeno 0,83 g per kg di peso corporeo) e nel rispetto del piatto della salute definito dalla Harvard Medical School. 
  • Assicurarsi una colazione ricca e bilanciata, poichè è scientificamente dimostrata l’influenza sui livelli di glucosio di questo pasto. Ad esempio, pane integrale con uova strapazzate e avocado o yogurt greco con fiocchi d’avena frutta secca e uovo alla coque. Inoltre anche l’assunzione di eventuali spuntini a base di frutta o succhi di frutta o marmellata o yogurt alla frutta o crackers portano alla formazione di picchi pro-infiammatori e lo spuntino tra i pasti è una tipica modalità alimentare da proscrivere. Ai fini del controllo degli zuccheri è più utile mantenere i soli tre pasti.
  • Mantenere con costanza un buon livello di attività fisica per un efficace controllo dei livelli di glucosio nel sangue e del proprio peso. 
  • Concedersi solo occasionalmente lo “sfizio” dolce o di alcol nel rispetto delle indicazioni presenti nella tabella di glicazione presenti all’interno del referto.
  • Valutare sempre assieme al nutrizionista e/o farmacista di fiducia la necessità di integratori che possono aiutare nel miglioramento del metabolismo glucidico e che vengono identificati nella tabella alla voce “nutraceutici suggeriti”. 
  • Sempre confrontandosi con il proprio nutrizionista, anche l’applicazione di tecniche come il digiuno breve o il digiuno intermittente potrebbero essere strategie efficaci per riportare il proprio organismo verso un nuovo equilibrio.

È dimostrato scientificamente, inoltre, che chi presenta una genetica “relativamente” poco favorevole nei confronti di obesità, diabete e steatosi epatica non deve per questa ragione pensare ad un “ineluttabile destino segnato”. Molti studi hanno infatti evidenziato che le persone più “suscettibili” geneticamente all’obesità e alla steatosi sono anche i più sensibili ai cambiamenti nutrizionali, e all’ottenimento di risultati positivi in termini di variazioni di peso. 

L’impegno quindi, in questi casi, può dare risultati anche più rapidi.

A cura della Redazione Scientifica GEKLab

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